Osteocondrite dell’astragalo
L’osteocondrite o osteocondrosi dell’astragalo è una sindrome degenerativa che coinvolge l’osso e la cartilagine. Insorge anche a livello di altre articolazioni quali il ginocchio, e l’anca. Affligge soprattutto i giovani, gli sportivi e chi, in generale, è soggetto a traumi continui e ripetuti. Provoca dolore e limitazione articolare.
Colpisce maggiormente il sesso maschile. La sua localizzazione più tipica è il bordo postero-mediale oppure antero-laterale dell’astragalo. Quando si manifesta entro i 20 anni il problema si risolve spontaneamente al termine della maturità scheletrica, invece se avviene nell’adulto si rende necessario spesso trattamento chirurgico.
All’origine c’è un processo di degenerazione necrotica, cioè morte di cellule ossee che causa dapprima l’indebolimento e in seguito la frammentazione della porzione ossea colpita. Per questo motivo una piccola porzione di osso o cartilaginea, si stacca dal restante osso sano.
SINTOMI
I sintomi dell’osteocondrite, che evolvono e si aggravano molto lentamente, sono: dolore e limitazione dell’articolazione con progressivo blocco articolare, talvolta versamento conseguente alla sinovite.
DIAGNOSI
Questa lesione non è rara ma dal momento che non è evidente nelle radiografie inizialmente eseguite, spesso viene diagnosticata in ritardo mentre purtroppo è solo la diagnosi precoce che può spesso consentire di intervenire in modo non invasivo e di fermare l’evoluzione delle lesioni ossee.
L’esame strumentale fondamentale, che mostra a che stadio è giunta l’osteocondrite, è la Risonanza Magnetica. Essa mostra l’entità della lesione e permette, quindi, di pianificare il trattamento più idoneo. Nella fase in cui la lesione è meccanicamente stabile il rivestimento cartilagineo può apparire normale oppure leggermente rigonfio. Nella fase successiva si osserva un orlo sclerotico che delimita la lesione ed il frammento osseo inizia a mostrare segni di frammentazione. La fase seguente è quella della perdita di continuità della cartilagine articolare ed il tessuto osseo del frammento libero mostra una differente consistenza rispetto all’osso circostante.
Esiste una classificazione della patologia in quattro stadi: I) piccola area di compressione subcondrale, II) frammento isolato parzialmente, III) frammento completamente distaccato ma non dislocato, IV) completa dislocazione del frammento
TERAPIA
La terapia conservativa ha maggiore probabilità di successo quando la lesione è stabile, cioè negli stadi I e II. Consiste in riposo dall’attività fisica e lavorativa per 6-8 settimane, eventuale immobilizzazione con apparecchio gessato, uso di stampelle.
La terapia conservativa è adottata anche per le forme di osteocondrite dell’età giovanile che tendono a guarire spontaneamente, ma, talvolta, necessitano di un trattamento terapeutico di supporto.
La terapia chirurgica è riservata agli stadi instabili e a quelli stabili che non hanno beneficiato del trattamento conservativo.
Varie sono le soluzioni in relazione all’età ed al tipo di lesione. Si può tentare il reinserimento del frammento staccato all’osso, mediante microperforazioni nella porzione interessata che hanno lo scopo di favorire la vascolarizzazione. Un’altra soluzione consta nell’asportare il frammento staccato dall’osso sano. In questo caso rimosso il frammento si possono eseguire microperforazioni nella zona del distacco per ottenere una cicatrizzazione di tipo fibroso (sostitutivo della cartilagine) oppure si può ricostruire la superficie articolare interessata mediante un trapianto di condrociti (le cellule che producono la cartilagine).
Varie sono le tecniche possibili per il trapianto:
- prelievo di cellule cartilaginee del paziente in artroscopia, coltura delle cellule in laboratorio e successivo impianto delle cellule di osseo sclerotico.
- prelievo osteocondrale dal ginocchio di un tassello cilindrico, bonifica della lesione osteocondrale astragalica fino ad ottenere uno scavo delle stesse dimensioni del tassello prelevato dal ginocchio ed impianto del medesimo tassello nell’astragalo
- innesto di acido poliglicolattico e fosfato tricalcico (idrossiapatite) previa bonifica della lesione osteocondrale dell’astragalo
- utilizzo di fattori di crescita (PRP – Platelet Rich Plasma)
In genere dopo questi tipi di interventi mediamente la deambulazione può riprendere dopo 4 settimane con due stampelle. Dopo 8 settimane si abbandonano le stampelle. All’inizio del quarto mese si effettua una RM di controllo. Se il risultato di questi esami è positivo si procede con la ripresa anche dell’attività sportiva.
LA MIA OPINIONE
L’osteocondrite dell’astragalo così come tutte le altre osteocondriti (ginocchio, anca) sono malattie difficilmente curabili. Il paziente deve partire dalla considerazione che qualsiasi tecnica venga utilizzata il beneficio spesso sarà parziale. Ne è testimonianza la continua evoluzione delle tecniche chirurgiche: l’ortopedico spesso si affida alle tecniche più innovative nella speranza di ottenere risultati migliori rispetto a quella che sta utilizzando.